IL MESSAGGERO: CROAZIA MAI PIÙ META LOW-COST PER LE VACANZE?
Foto: Ambasciata della Repubblica di Germania
Croazia mai più meta low-cost per le vacanze? Ecco come stanno cambiando i prezzi con l’euro – Basta un confronto prima e dopo il primo gennaio 2023 per capire il livello di aumento dei prezzi
La Croazia non sarà più una meta low cost per le vacanze. L’introduzione dell’euro nell’ultimo Paese dell’Unione europea ad entrare nell’Eurozona conferma che la moneta unica rappresenta un vero affare per i commercianti, che – con la scusa dell’arrotondamento – arrivano a raddoppiare i prezzi dei beni di consumo in modo ingiustificato rispetto al reale tasso di conversione. Al contrario, per i consumatori, rappresenta un vero e proprio salasso. Una storia già vista anche in Italia. Per il governo guidato da Andrej Plenkovic si tratta di una vera e propria «truffa», mentre deve affrontare una situazione complessa sul fronte dell’inflazione. Il tasso di conversione è stato fissato a 7,53450 kune croate per euro con la decisione del Consiglio Affari economici e finanziari del 12 luglio 2022, ma «alcuni degli attori si comportano in modo fraudolento, aumentando i prezzi e danneggiando i propri cittadini e l’economia», ha attaccato il premier croato. Un aumento dei prezzi nell’ambito dell’arrotondamento «sarebbe prevedibile e non un grosso problema se fosse di pochi centesimi», ha puntualizzato Plenkovic, ma «non è la stessa cosa se è del 10, 20, 30, 40 o 50% in più».
Prima e dopo l’Euro: il confronto
Basta un confronto prima e dopo il primo gennaio 2023 per capire il livello di aumento dei prezzi. In una città come Rijeka (Fiume) o Zagabria il prezzo medio di una tazzina di caffé è passato da 1,73 euro (13 kune) a 2 euro (15 kune), per un rincaro del 16%. A Osijek, quarta citta della Croazia, lo stesso bene prima del passaggio alla nuova valuta costava 1,06 euro (8 kune) ed è passato nel 2023 a 1,2 euro (9 kune, +13%) o addirittura 1,5 euro (11 kune, +41%). Lo stesso discorso si puo fare su beni di consumo come pane, grano, latte e carne, dopo la pubblicazione dei risultati delle indagini condotte dall’Ispettorato di Stato: nei panifici è stato registrato un aumento dei prezzi di pane e prodotti da forno tra il 15% e il 30%, per beni come carne di pollo e tacchino, acqua e uova mediamente del 13%, mentre i servizi di ristorazione sono cresciuti fino al 43%.
Le multe
Oltre all’imposizione di sanzioni per pratiche commerciali sleali e per illecito – che possono arrivare a 26 mila euro – il governo sta discutendo della possibilità di introdurre una “lista nera” di rivenditori e commercianti, che «renda pubblici i nomi di coloro che lavorano a scapito dei nostri cittadini, alimentando cosi l’inflazione». E’ proprio questa una delle preoccupazioni maggiori per Zagabria, in particolare considerati i dati del novembre 2022. Se nell’Eurozona il tasso di inflazione annuale si è ridotto di mezzo punto – scendendo dal 10,6% al 10,1% – per la Croazia è successo l’esatto opposto, con una crescita ulteriore al 13,5% (+0,3 rispetto al mese precedente). Due punti percentuali in più rispetto all’Italia, con le pressioni al rialzo esercitate soprattutto dai prezzi di prodotti alimentari e bevande analcoliche (19,2%), di ristoranti e alberghi (17%), di alloggi e utenze (16,5%) e dei trasporti (13,3%).
I vantaggi
A cercare di gettare acqua sul fuoco è stata la Banca Centrale Europa (Bce), che nel suo ultimo bollettino ha inserito un capitolo specifico sulla situazione economica nel Paese che «si prevede trarra vantaggio dall’adozione dell’euro». Uno dei vantaggi è proprio legato ai minori costi di finanziamento per l’economia, «grazie alle aspettative di inflazione ben ancorate e alla riduzione dei costi normativi e del rischio valutario». Considerato il «già elevato livello di integrazione economica e finanziaria» di Zagabria nell’Eurozona «e la precedente stabilita» del tasso di cambio, «il costo della perdita della capacità di aggiustare il tasso di cambio come strumento di politica macroeconomica in caso di shock asimmetrici sarà probabilmente basso», conclude la Bce.